Pochi giorni fa, il consiglio comunale di Novara in Piemonte ha approvato il nuovo regolamento di Polizia Municipale. Un regolamento fortemente criticato dalle associazioni locali, sebbene passato totalmente inosservato all’opinione pubblica e alla stampa europea. Questo, secondo me, è davvero un problema.
NOVARA, piccola città piemontese situata a Est di Milano, con una popolazione totale di meno di 105.000 abitanti, potrebbe diventare l’incubatrice di un movimento politico costrittore dei diritti umani. Ma anche e soprattutto una città in cui, in particolare le donne, non potranno più godere del diritto di vestirsi e andare in giro in assoluta libertà. Non è la prima volta però che Novara viene citata sull’argomento.
Oltre a vietare che vengano attaccate le biciclette ai pali urbani, sarà vietata la vendita di bevande in contenitori di vetro (incluse acqua e latte) e il consumo di bevande alcoliche nei luoghi pubblici. Il nuovo regolamento comunale composto da più di 60 articoli impone al suo interno anche il divieto « di vestirsi in modo contrario al senso comune del pudore ».
Secondo il consiglio comunale e il sindaco leghista Alessandro Canelli, questo nuovo regolamento comunale dimostrerebbe solo buonsenso. Il buonsenso secondo la Lega Nord, forse… ma per tutti gli altri un attacco alle libertà individuali.
Libertà individuali e democrazia che la Costituzione della Repubblica italiana deve – per forza – garantire. In questo caso è la nostra preziosa democrazia che viene forzata nel silenzio, a pochi giorni dal triste 100° anniversario della fine della Grande Guerra. Sembra che la maggioranza abbia dimenticato invece di ricordare.
Chi non rispetta il nuovo regolamento di polizia locale rischia una multa fino a 500 €uro ma potrebbe essere eseguita anche la privazione della libertà o l’esclusione dallo spazio pubblico, sempre a discrezione delle forze dell’ordine.
Mi permetto sinceramente di mettere in discussione la detta formulazione « contrario al senso comune del pudore ». In effetti, questa descrizione piuttosto squallida, lascia ad una libera interpretazione le forze dell’ordine ed al Sindaco, modus operandi che ritengo particolarmente pericoloso.
Le dichiarazioni del sindaco Alessandro Canelli (LN) sono a loro volta soggetto di discussione: « Il nostro primo obiettivo è che sia un regolamento di buon senso, abbiamo incluso in un unico testo le norme già esistenti. Questo regolamento servirà come strumento per la nostra polizia municipale per poter applicare le regole che garantiscano la sicurezza pubblica. Non intendiamo censurare, ma piuttosto introdurre strumenti innovativi come il concetto « daspo » urbano. »
Torniamo a ciò che il sindaco chiama « strumenti innovativi », e più specificamente sul concetto di « daspo » urbano.
Il « daspo » nacque alla fine degli anni ’80 quando all’epoca era esclusivamente collegato al divieto di accesso agli eventi sportivi, misura adottata in Italia nel 1989 per combattere la violenza negli stadi.
L’anno scorso, in un contesto europeo ancora segnato dal terrorismo, il ministro dell’Interno Marco Minniti (PD), aveva promosso un « decreto sicurezza », in cui era stata definito per la prima volta il concetto di « daspo » urbano.
La misura con cui un sindaco – in collaborazione con il prefetto – potrebbe infliggere una multa di polizia e quindi limitare l’accesso a determinate zone della città a coloro che metterebbero a repentaglio la sicurezza dello spazio pubblico, come per esempio nelle infrastrutture di trasporto pubblico (strade, ferrovie e aeroporti).
In breve, significa semplicemente l’esclusione da uno spazio pubblico.
Il governo populista Salvini-Di Maio ha inoltre deciso di ampliare la portata l’applicazione del « daspo » urbano includendo anche le zone dove ci sono strutture mediche o dove sono organizzate fiere, mercati pubblici o mostre.
Una volta ancora, la pena sarà lasciata alla discrezione delle autorità locali, attraverso un quadro legale poco circoscritto in particolare durante scioperi o altre manifestazioni.
Dove in tutta Europa, ci confrontiamo con il dibattito sul posto delle donne nello spazio pubblico, specialmente grazie al movimento #metoo e alla giurisdizione delle molestie stradale o del manspreading, in Italia però, si torna indietro di qualche secolo proponendo di escludere il cittadino recalcitrante dalla piazza pubblica.
A Novara, solo il Partito Democratico, da minoranza, si oppose fortemente al voto nello scorso consiglio comunale. Il Movimento 5 Stelle, invece, si è astenuto.
Sara Paladini (PD), membra della minoranza, ha dichiarato che il nuovo regolamento di polizia era « semplicemente vergognoso e che gli ricordava Novara degli anni 1929 ».
Secondo me, tutto è stato detto.
Aurora Mary Colombo, giornalista e attivista femminista.