Oggi la Redazione di ALMOUWATIN TV – BRUXELLES MEDIA è molto gradita di presentarvi un giovanissimo autore di talento, EDOARDO PIVONI, che con il suo primo libro intitolato : « L’EPURAZIONE DEI FASCISTI IN ITALIA NEL SECONDO DOPOGUERRA » ci ha colpito per la sua giusta riflessione sul destino dei collaboratori fascisti e/o nazisti nel dopoguerra.
EDOARDO PIVONI
Mi chiamo EDOARDO PIVONI, nato 1993, di Piacenza, laureato in triennale di Storia a Milano, appassionato di politica, saggistica, arte e ovviamente della materia storica.
Questo è un piccolo tomo, come si dice in italiano, scorrevole, breve, un prontuario su cosa accadde in linea generale al processo dell’epurazione dei fascisti italiani e delle strutture del regime in Italia dopo il 1945 e prima.
Una storia importante non solo per gli italiani, ma per anche per gli europei stessi, con cui abbiamo condiviso le tragedie della guerra e dell’occupazione del Terzo Reich.
All’interno del libro si trovano numerose fonti bibliografiche, una ricca introduzione e una galleria fotografica del periodo affrontato. Spero possa appassionare qualche storico belga! L’argomento non è sconosciuto tra gli storici italiani, lo è nell’opinione pubblica.
COSA SIGNIFICA EPURAZIONE?
Cosa si sa oggi dell’epurazione dei fascisti (e dei nazisti) in Italia e in Europa nel secondo dopoguerra?
Sono domande inevitabili, le cui risposte non sono facili da applicare, per esempio, ad un contesto come quello italiano.
Secondo una definizione da dizionario (Enciclopedia Universale Rizzoli-Larousse), già negli anni ‘60, “epurazione” significa “l’azione di espellere da un’associazione e simili, le persone giudicate indesiderabili o di fede insicura”, o ancora “l’espulsione, dopo la Seconda guerra mondiale, dai loro uffici, di funzionari, impiegati, ecc. accusati di aver collaborato col fascismo o col nazismo”: in un senso più attuale e ampio, la liberazione dagli elementi ritenuti dannosi dal punto di vista politico.
L’obiettivo della mia tesi di laurea 2016/2017 in Storia all’Università Statale di Milano, e poi del mio saggio omonimo, ha voluto razionalizzare e ragionare sul fenomeno di quella che è stata una vera e propria mancata epurazione dei fascisti in Italia, per poi analizzare le ricadute nella società italiana e l’eredità culturale della Resistenza partigiana, che aveva vinto militarmente il fascismo, ma aveva perso politicamente col rientro successivamente nelle amministrazioni e il proscioglimento di migliaia di ex fascisti e criminali di guerra.
I principali responsabili del fascismo italiano, ministri della dittatura, comandanti politici e militari della Repubblica di Salò (Stato collaborazionista dei tedeschi proprio nell’Italia del Nord) furono amnistiati alla fine degli anni ‘40. Le SS italiane addirittura vennero classificate come non appartenenti a formazioni con funzioni politico-militari e quindi non si poté applicare ai loro capi alcuna “responsabilità”.
Tutto questo è stato possibile grazie ad un interessamento dei governi italiani democratici, che avevano convenienza a non processare molti loro ex sodali ai vertici dello Stato durante il regime di Mussolini.
Da un mio raffronto e da quello di altri storici, risulta che l’Italia sia stata molto più indulgente coi fascisti e i collaborazionisti, bisogna però anche ricordarsi che gli altri paesi europei vennero invasi o erano neutrali. In ultimo ho raccolto per questo articolo dei dati interessanti sul Belgio.
Il paese si era dichiarato neutrale al conflitto e venne, come sappiamo, invaso dai tedeschi nella primavera 1940.
La famiglia reale belga decise di rimanere nella nazione occupata e chiedere un armistizio, azione condannata dai franco-britannici e dal governo belga in esilio.
Il paese venne poi liberato dagli angloamericani nell’estate 1944: un alto numero di collaborazionisti venne quindi giustiziato senza processo durante la liberazione, 57mila persone vennero denunciate o condannate a pene varie, ci furono 238 fucilati dopo regolari processi e ai giornalisti, avvocati e funzionari statali che avevano sostenuto il regime d’occupazione venne ingiunto di cambiare mestiere.
Sorse poi una discussione riguardante la condotta di Re Leopoldo III durante il conflitto, per i suoi rapporti contrastanti coi nazisti. Tale polemica, nota in Belgio come ‘question royale’, portò ad un referendum sulla monarchia nel 1950 e successivamente alla sua abdicazione in favore del figlio Baldovino.
NOTA EDITORIALE :
Il libro, solamente in italiano, è in versione e-book o cartacea su numerosi siti di e-commerce come Amazon, IBS.it, Feltrinelli, Mondadori, LibroCo, Libraccio, Libreria Universitaria, ecc.